2012/04/17

1972/04/17: Il lancio di Apollo 16 su "Il Corriere della Sera"

L'inizio dell'avventura lunare dei tre astronauti di Apollo 16 nell'edizione del "Il Corriere della Sera" di lunedì 17 aprile 1972 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
DOPO UN PERFETTO LANCIO DA CAPO KENNEDY

"Apollo 16" verso la Luna

Un milione di persone, convenute da tutta l'America, ha seguito il distacco dalla rampa del razzo "Saturno 5" - "Questo aggeggio funziona come un gioiello" ha esclamato il comandante Young - Successo delle delicate manovre per l'immissione nella traiettoria translunare - Oggi giornata tranquilla per gli astronauti: solo due correzioni di rotta

Capo Kennedy, 16 aprile. Alle 18,54, in perfetto orario, "Apollo 16" ha lasciato il nostro pianeta per portare gli astronauti John Young, Charles Duke e Thomas Mattingly sulla via della Luna, per il quinto sbarco umano sul satellite naturale della Terra. Il grande razzo "Saturno" si è staccato lentamente dalla rampa, ripetendo l'affascinante spettacolo delle fumate, delle nubi di fiamme e dei colori di fronte agli occhi di circa un milione di persone convenute da tutta l'America intorno alla base spaziale della Florida e a milioni di altri uomini che hanno potuto seguire l'avvenimento in tutto il mondo per mezzo dei collegamenti televisivi.

Le condizioni meteorologiche che nei giorni scorsi avevano provocato notevoli apprensioni erano ottime: così la prima fase del viaggio del Saturno-Apollo è stata osservata per molti minuti; ad occhio nudo si è visto chiaramente anche il distacco del primo stadio avvenuto regolarmente due minuti e 40 secondi dopo il blast-off. In questo brevissimo periodo di tempo i cinque motori del primo stadio avevano bruciato tre milioni e mezzo di chilogrammi di propellente, sviluppando una spinta di quattro milioni e mezzo di chilogrammi; intanto i tre astronauti subivano il massimo effetto (insieme con i loro apparecchi) della cosiddetta "pressione dinamica".

Quando il primo stadio del Saturno si è staccato dal resto del treno cosmico gli astronauti erano già stati scaraventati a 47,150 metri di altezza. La loro velocità superava i 6000 chilometri all'ora. Anche il secondo stadio si è acceso regolarmente e la velocità è aumentata, mentre il complesso dell'Apollo 16, diventato ormai un puntino luminoso nella volta del cielo, scompariva alla vista degli spettatori. Undici minuti e 54 secondi dopo la partenza il comandante Young e i suoi compagni si immettevano nell'orbita di parcheggio, a 160 chilometri sopra le nostre teste.

"Avanti tutta!" ha gridato felice nei microfoni del suo casco lo stesso Young. "E' proprio bello quassù. Fantastico, stupendo. Questo aggeggio funziona come un gioiello".

Poco prima della partenza vi erano stati attimi di batticuore per due inconvenienti che poi sono stati superati. Dapprima uno dei calcolatori della base spaziale di Green Belt nei pressi di Washington, addetto allo smistamento della immensa mole di informazioni che affluiscono dallo spazio alle varie basi di rilevamento a terra ha fatto qualche "capriccio"; poi è stata la volta di un giroscopio di riserva della navicella di comando. Nel primo caso si è provveduto ad una rapida riparazione; nel secondo si è dimostrato che qualunque comportamento avesse avuto il giroscopio risultato difettoso non vi sarebbero state conseguenze per la sicurezza e la precisione del volo. La ragione va ricercata nella "ridondanza" della strumentazione, cioè nel fatto che vi sono a bordo almeno tre ripetizioni di simili apparecchi e quindi uno può sostituire l'altro. E tutti e tre insieme possono essere sostituiti da altri dispositivi. La giornata dei tre uomini lunari era cominciata di buon'ora. Secondo il consueto rituale sono stati svegliati cinque ore prima dell'ora di partenza, hanno fatto un'abbondante colazione, poi la visita medica; una telefonata ai familiari (la moglie di Mattingly che ha assistito al lancio è in attesa di un bambino); infine, le delicate operazioni della vestizione delle tute spaziali; il viaggio con l'apposito furgone verso la rampa di lancio, l'ingresso nella capsula Apollo in cima al Saturno a 110 metri da terra. Per primo è entrato nell'ordigno il comandante Young, poi Mattingly, infine Duke. Tutti e tre - ha detto il medico della NASA Berry - sono in perfette condizioni fisiche e il loro morale è alle stelle.

Alle 21,23, conclusi tutti minuziosi controlli alle apparecchiature, è stata comandata la riaccensione del terzo stadio del Saturno. Le astronavi hanno subito una ulteriore spinta fino a raggiungere la velocità di circa quarantamila chilometri orari per l'immissione nella traiettoria translunare. Poi si sono avute le manovre di distacco della capsula Apollo e del razzo di servizio dal terzo stadio del Saturno.

Infine i tre astronauti hanno proceduto alla manovra della ristrutturazione del complesso spaziale. Cioè la capsula di comando ha compiuto una rotazione di 180 gradi e si è agganciata al modulo lunare con la sua parte anteriore. La manovra è perfettamente riuscita; l'aggancio è avvenuto al primo tentativo. Per domani gli astronauti hanno in previsione una giornata tranquilla. Dovranno provvedere soltanto a due correzioni di rotta. Tra gli spettatori presenti a Capo Kennedy il re di Giordania Hussein e il vice-presidente degli Stati Uniti Agnew.


Gli altri "passeggeri" dell'astronave 

Con il boato lacerante dei suoi motori, con la fantastica scia delle sue fiamme, il gigantesco razzo Saturno (110 metri di altezza, pesante tremila tonnellate) ancora una volta è partito da capo Kennedy con la precisione di un cronometro, spingendo verso la Luna le astronavi dell'Apollo 16 ed il suo prezioso carico umano: tre esseri come noi, che giovedì prossimo ripeteranno il "miracolo" dello sbarco sul globo selenico: il quinto della serie iniziatasi appena tre anni fa; penultimo atto del più grandioso e spettacolare programma tecnico-scientifico della nostra storia. L'ultimo - l'Apollo 17 - si avrà nel prossimo dicembre; poi la Luna "sarà lasciata a completa disposizione dei russi", come ebbe a dire nei giorni scorsi uno dei responsabili della NASA.

"Per noi - mi ha detto recentemente in una intervista Von Braun - i dati che stiamo ottenendo con il programma Apollo saranno sufficienti almeno per dieci anni. Non torneremo sulla Luna prima del 1985 e quando ci torneremo lo faremo con altri metodi e con altre macchine, seguendo un'altra filosofia". "Il programma Apollo - ha osservato ancora il padre dell'astronautica - è stato un po' come le spedizioni al polo Nord che i nostri padri facevano con le slitte trainate dai cani. Nella seconda metà di questo secolo le slitte sono state sostituite da ben altri mezzi. Nell'Artide e nell'Antartide oggi non andiamo più per pochi giorni. Si sono create basi permanenti che ospitano schiere numerose ed attrezzate di scienziati e di tecnici, i quali possono godere di tutti i comfort e della massima comodità di lavoro. Pressappoco la stessa "filosofia" seguiremo per il ritorno sulla Luna. Non vi sarà più probabilmente lo spettacolo di un razzo alto come un grattacielo che parte fiammeggiante dalla rampa di Capo Kennedy, ma grosse astronavi verranno montate in orbita e porteranno carichi e macchine ben più pesanti, più ampie e versatili di quello che consente l'Apollo".

Finisce l'"era delle slitte" 

Tutto questo spiega perché negli ultimi due viaggi delle "slitte lunari Apollo" - quello iniziato ieri e quello in programma per dicembre - i responsabili della NASA hanno addensato una serie di apparecchi ed un programma di esperimenti scientifici e tecnici senza precedenti. I 445 milioni di dollari che costa l'impresa dovranno dare i massimi frutti non soltanto per motivi di buona amministrazione, come esigono i contribuenti americani, ma anche perché è necessario dal punto di vista scientifico e tecnologico raccogliere la maggior quantità possibile di informazioni per rispondere agli interrogativi lasciati aperti dalle precedenti imprese: sulla composizione e sulla struttura della Luna; sui suoi legami con la Terra; sulla formazione e sulla evoluzione del Sistema solare; sulla rispondenza dell'organismo umano alle lunghe permanenza nel cosmo e alle variazioni di attività; sulle reazioni di altri organismi viventi all'ambiente extraterrestre. E anche tali indagini non avranno un puro scopo speculativo ma serviranno per la messa a punto del nuovo programma spaziale che comincerà l'anno prossimo: quello degli Skylab e delle Space Shuttles, che si concluderà con la creazione di basi permanenti intorno al nostro pianeta e che, con tutta probabilità, vedrà l'inizio della collaborazione spaziale USA-URSS, con l'eventuale aggancio di astronavi dei due paesi.

Collaborazione USA-URSS

Forse un segno di questo nuovo spirito, che dopo la vittoria americana nella gara alla Luna e le tragedie cosmiche delle Soyuz, si sta instaurando fra la NASA e l'Accademia delle scienze russa, lo si è avuto proprio ieri a Capo Kennedy, dove è stata annunciata la presenza del poeta sovietico Evtuscenko ad assistere al lancio di Apollo 16. Contemporaneamente è circolata la voce che il presidente Nixon sarebbe il primo americano a visitare lo spazioporto di Baikonur nel corso del suo prossimo viaggio nell'Urss.

Ma torniamo all'Apollo 16. Superate  con pieno successo le prime difficili fasi della partenza (l'immissione in orbita e il balzo successivo per uscire dal laccio gravitazionale terrestre) i tre astronauti e le loro macchine prodigiose nonché gli altri "passeggeri" viaggiano sicuri verso la loro meta, seguendo a puntino le indefettibili leggi della meccanica celeste. Ho accennato agli "altri passeggeri" oltre a Young, Mattingly e Duke, perché a bordo delle astronavi Apollo, per la prima volta, viaggiano milioni di altri esseri viventi, sia pure microscopici ed ignari, ma che costituiscono (come vedremo nei prossimi giorni) una delle parti più importanti del lavoro scientifico affidato a questa missione. Per l'esattezza si tratta di 60 milioni di bacteri, funghi, uova fecondate di gamberetto, semi di crescione, embrioni di fagiolo, virus. Essi dovranno dare una risposta sulle reazioni genetiche, sui sistemi ecologici, eccetera. Alcuni di questi esseri entro un apposito contenitore saranno perfino esposti per almeno dieci minuti al vuoto cosmico. Ne conosceremo gli effetti.

Gli astronauti dell'Apollo 16 dovranno poi valutare le nuove diete spaziali che si stanno approntando per gli Skylab e dovranno sperimentare l'efficacia dei farmaci contro le aritmie cardiache registrate in alcuni voli precedenti. Per tutto questo che è evidentemente rivolto all'acquisizione di nuovi dati per il futuro programma spaziale dei "laboratori del cielo" e delle piattaforme orbitanti, Young e i suoi compagni dovranno compiere un grosso lavoro in più di quello dei loro colleghi che fino ad oggi li avevano preceduti nella fantastica via della Luna.

Per quanto riguarda il viaggio esso fino al momento in cui scrivo si è svolto alla perfezione secondo le tecniche consuete. Distacco dalla torre di lancio; raggiungimento dell'orbita di parcheggio; immissione nella traiettoria translunare che corrisponde ad un'orbita intorno al Sole: Su questa linea immaginaria calcolata dal computer l'Apollo 16, nel punto e nel momento previsto, fra tre giorni incontrerà la Luna.   (Giancarlo Masini)