La prima e la seconda pagina del quotidiano "Stampa Sera" di lunedì 24 aprile
1972 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
Giovedì l'ammaraggio nel Pacifico
"Missione compiuta"
Orion lascia la Luna
dal corrispondente New York,
lunedì mattina. Il modulo "Orion" parte dalla Luna alle 2,26 italiane, col più
prezioso bottino geologico della storia spaziale, con la probabile soluzione
del mistero delle Galassie, e con una serie di prestigiosi primati. La
telecamera montata sull'automobile (o "rover") trasmette a terra, per la prima
volta, le immagini dell'accensione del motore e del "liftoff". Alle 4,17 il
modulo si aggancia alla cabina di comando "Casper", pilotata da Mattingly, in
orbita intorno alla Luna da giovedì. Il distacco dall'orbita e l'inizio del
viaggio di ritorno dell'"Apollo 16" sono previsti per domani, alle 3,16 (ora
italiana).
John Young, il comandante della missione, e il suo compagno, il colonnello
Charles Duke, sono rientrati prima delle 22 di ieri dalla loro terza e ultima
escursione selenica. Hanno controllato gli strumenti di bordo, dopo avere
collocato al loro posto gli apparecchi di cui si sono serviti per i loro
esperimenti all'aperto, e i sassi e la polvere presi sulla "montagna pietrosa"
e nel cratere "Raggio del Nord".
Al centro di Houston v'è un po' di batticuore. Il motore principale della
cabina ha denunciato giovedì un guasto agli stabilizzatori: c'è il timore che
l'inconveniente si aggravi, e per questo il viaggio di ritorno è stato
anticipato di quasi una giornata rispetto al programma originario.
Il bilancio dell'"Apollo 16", nonostante i numerosi contrattempi e il dramma
di giovedì, quando pareva che la missione dovesse essere annullata, è assai
più positivo dei precedenti. Tra le pietre e la polvere raccolti dagli
astronauti, oltre 60 chili complessivi, vi sono formazioni cristalline
bianche, risalenti a quattro milioni di anni fa, i cosiddetti "sassi della
Genesi": esse dovrebbero svelare le origini della Luna e degli altri astri del
sistema solare.
Young e Duke, inoltre, torneranno probabilmente con le prove della natura
vulcanica del satellite terrestre. Il primo miniosservatorio astronomico,
funzionante sulla lunghezza d'onda dei raggi ultravioletti, dovrebbe avere
infine risolto il mistero dei cosiddetti "vuoti di massa" delle Galassie, che
sono tenute insieme da formazioni non visibili da terra, forse immense nuvole
di idrogeno. Il miniosservatorio è stato montato venerdì, ha scattato molte
fotografie, ed è ora a bordo del modulo "Orion".
L'equipaggio dell'"Apollo 16" ha anche stabilito alcuni record. L'escursione
selenica più lunga, 7 ore e 23 minuti, 11 in più di quella dell'equipaggio
dell'"Apollo 15", l'anno scorso. La massima velocità in automobile: 17
chilometri e mezzo all'ora contro i 13 precedenti (il centro di Houston ha
dovuto ordinare a Young di fermarsi, perché aveva lanciato la "Rover" a rotta
di collo lungo una discesa). Il comandante è stato il primo uomo ad
avvicinarsi due volte alla Luna: il suo debutto avvenne nel '69 con l'Apollo
10, che la circumnavigò. E non bisogna dimenticare gli esperimenti sulla
cabina "Casper" con i microbi.
L'ultimo giorno del modulo "Orion" sulla Luna è stato spettacolare e
avvincente. I due astronauti, ieri, hanno dovuto raggiungere il cratere
"Raggio del Nord" senza l'aiuto del sistema navigazionale della "Rover" - che
s'era rotto il giorno prima - e senza un parafango che li proteggesse dalla
finissima polvere. Young, al volante, s'è dimostrato degno di un "Gran
Premio", anche se ha causato qualche apprensione a Houston.
Young e Duke sono andati a dormire sabato sera con riluttanza. Dopo 7 ore e 13
minuti minuti di escursione, volevano restare sulla superficie selenica
un'altra ora, ma la Nasa ha concesso loro solo 10 minuti. Al rientro nel
modulo, Duke ha protestato energicamente contro l'aranciata inserita nel suo
casco protettivo (l'aranciata contiene potassio, un cardiotonificante). La
cannuccia s'era contorta, finendogli in un orecchio, bagnandolo. Young, che
non s'era accorto di essere ancora in contatto radio con Houston, gli ha fatto
eco con inattesa violenza. Sembra che il potassio gli provochi alcuni
inconvenienti. "Non mangerò mai più arance in vita mia" ha esclamato.
Dei due, è stato però Young a riposare meglio: Duke ha avuto bisogno di un
sonnifero, il terzo in tre notti.
Il risveglio, ieri, è stato rapido. Alle 16,35 (ora italiana) con quasi
mezz'ora di anticipo sul previsto, Young e Duke sono scesi dall'"Orion".
Saliti sull'automobile, hanno raggiunto il cratere "Raggio del Nord", a 6
chilometri di distanza, una formazione larga 300 metri e profonda quasi
duecento. Il sole splendeva all'orizzonte, il panorama era stupendo. Pietre
nere e bianche, talune di dimensioni enormi, si succedevano nel cratere, gli
astronauti ne hanno raccolta una di oltre 8 chili.
Duke, lavorando, cantava "La canzone del ferroviere". Sì è interrotto con
un'imprecazione quando ha constatato di non avere più pellicole per la
macchina fotografica. Young ha avuto parole d'ammirazione per il cratere:
"Accidenti che buca - ha detto -
e che pietre. Qualcuna mi ricorda il basalto. Nessuno degli altri "Apollo"
ne ha mai trovate". Young è stato costretto a frenare l'entusiasmo di Duke, in continuo pericolo
di inciampare e cadere.
I due hanno superato i 17 chilometri orari con la "Rover", al ritorno.
"Primato mondiale" ha urlato Duke allegramente.
"Bravi, ma non provateci di nuovo" li ha ammoniti Houston. Soddisfatto
del proprio lavoro, Young s'è persino rassegnato a bere ancora aranciata e
potassio. La escursione è finita verso le 22 e, con rimpianto, gli astronauti
si sono chiusi nel modulo. A terra, il dottor Berry, responsabile della loro
salute, li ha definiti in eccellenti condizioni fisiche:
"Molto meno stanchi degli uomini degli altri Apollo", e più
sereni". L'aumento delle pulsazioni cardiache è stato modesto, il loro respiro
sempre regolare.
Che accadrà ora alla Nasa? L'Apollo 16 scenderà nell'Oceano Pacifico giovedì
sera, e ci vorranno alcune settimane prima che i risultati vengano valutati.
L'ultimo Apollo, il 17, partirà a dicembre. Per l'anno venturo nessuna impresa
lunare, solo stazioni scientifiche sperimentali in orbita intorno alla Terra,
come fanno i sovietici con le "Soyuz". Dal 1974 in avanti, l'unica prospettiva
concreta, peraltro difficilissima, è quella di una collaborazione Usa-Urss, ma
per missioni orbitali. Si sono spesi 24 miliardi di dollari per l'intera serie
degli Apollo: il futuro giustificherà la spesa?
(Ennio Caretto).