2012/04/16

1972/04/16: Il giorno del lancio sui quotidiani italiani: "La Stampa"

Dalla prima pagina de "La Stampa" di domenica 16 aprile 1972 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
All'interno dello stesso quotidiano a pagina 15, la presentazione della penultima missione lunare a poche ore dalla partenza (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

OGGI, SENZA TAMBURI, PARTENZA PER LA LUNA

Un "Apollo" in grigio

Manca la novità che possa eccitare il pubblico; tuttavia, la missione odierna è di grande importanza esplorativa e scientifica (verrà deposto sulla Luna un "osservatorio astronomico" in miniatura) - La permanenza sul suolo lunare durerà 72 ore, verrà percorsa una zona particolarmente tormentata - Da un successo dipenderà lo sviluppo dei futuri programmi Nasa

(Dal nostro corrispondente) New York, 15 aprile. Il programma Apollo, il massimo progetto tecnico e scientifico della storia, volge alla fine. Alle 18,54 di domani, ora italiana, parte da Capo Kennedy l'Apollo 16; l'Apollo 17, l'ultimo della serie, partirà il 6 dicembre. La Luna, la vera frontiera del dopoguerra, è conquistata, e l'America avverte un bisogno di pausa e riflessione. Nelle esplorazioni dello spazio, si opera un salto cruciale. L'America deve rispondere a due interrogativi: continuare la competizione con l'Urss, o cercarne la collaborazione? Quale funzione attribuire alla tecnologia dopo il boom?

Microbi a bordo

Per Apollo 16, gli exploits di un tempo sono diventati routines. Le corse in automobile di Scott e Irwin sulla superficie selenica, lo scorso luglio, e le stupende telecronache a colori hanno ridestato la curiosità popolare. Ma adesso il pubblico è attratto dallo spettacolo, non più dalla ricerca e dall'avventura. Dopotutto è il quinto sbarco lunare in 33 mesi. Venti uomini hanno già circumnavigato l'astro, otto vi hanno già messo piede, tre laboratori automatici che funzionano tuttora vi sono già stati installati, e 175 chili di pietre e polvere sono stati portati a Terra. A luglio, esistevano motivi di allarme: la morte dei cosmonauti sovietici Dobrovolskij, Volkov e Patsaev quattro settimane prima, il ricordo dello scoppio del serbatoio d'ossigeno sull'Apollo 13, le difficoltà meccaniche incontrate dall'Apollo 14. Ora, v'è abbastanza indifferenza da far pensare a "scampagnate trimestrali", come protesta il senatore McGovern.

Eppure, la missione dell'Apollo 16 non è una semplice ripetizione delle precedenti. La durata del viaggio (dodici giorni) non costituirà un primato; sarà un primato invece la permanenza di Young e Duke sulla Luna (72 ore). Per la prima volta, verranno installati un miniosservatorio astronomico (Far Ultraviolet Camera Spectrograph) e un misuratore delle radiazioni cosmiche. Il punto scelto per l'atterraggio, la Regione di Cartesio sull'altopiano centrale della faccia visibile della Luna, svelerà forse il segreto delle formazioni vulcaniche. Il bottino in pietre e polvere sarà di 90 chili circa. A bordo dell'Apollo 16, infine, troveranno posto microbi e organismi vegetali. uno speciale apparecchio ne registrerà le reazioni nel vuoto. Ha dichiarato James Fletcher, il direttore della Nasa: "La missione sarà la più rigorosa ed utile del programma: contribuirà decisamente alla conoscenza del nostro sistema solare e ai futuri voli interplanetari".

Il nuovo "Rover" 

Rimane poi, nonostante tutto, il rischio di incidenti agli astronauti. L'Apollo 16 entrerà in orbita lunare alle 21,23 del 19 prossimo, ora italiana. Alle 21,41 del giorno successivo, il modulo scenderà sulla superficie, per ripartirne alle 22,39 del 23. L'ammaraggio della cabina di comando nel Pacifico è previsto per le 21,30 del giorno 28. Queste manovre sono sempre riuscite perfettamente, ma il comandante Young ha anche discusso la possibilità che una di esse fallisca. "Siamo pronti a qualsiasi eventualità" ha detto "sebbene confidi molto nei doppi comandi".

Sarebbe un errore sottovalutare l'aspetto umano dell'impresa: John Young, 41 anni, è insieme con Lovell il veterano della Nasa. Sposato due volte, con due figli, ha già partecipato ai voli del Gemini 3 nel marzo del 1965, del Gemini 10 nel luglio del '66, e dell'Apollo 10 nel maggio del 1969. Guiderà il Rover o automobile, con cui, ha annunciato, intende stabilire "un record di velocità". Ha scelto il nome Orion per il modulo lunare "in omaggio alla costellazione che ci farà luce nei cieli". E' ingegnere aeronautico, come pilota detiene il primato di "scalata", 25 mila metri in 230 secondi, una ascesa in jet "da levare il fiato". Coltiva l'hobby della caricatura, in genere a spese dei colleghi. Di poche parole, è noto tuttavia per il suo sense of humour.

Il comandante avrà al suo fianco Charles Duke, tenente colonnello dell'aviazione, trentasettenne, anch'egli sposato, con tre figli, neofita dello spazio. Duke si è laureato in scienze al famoso Institute of  Technology del Massachusetts, e ha tenuto i collegamenti radio con l'Apollo 11, per lo storico primo sbarco dell'uomo sulla Luna. Il terzo membro dell'equipaggio è Thomas Mattingly, capitano di marina e pilota della cabina di comando. Trentottenne, già istruttore di volo, è come Duke al suo "debutto".

La missione costerà 445 milioni di dollari: 185 milioni per la cabina di comando e il modulo di servizio, 65 milioni per il modulo lunare, 50 milioni per il laboratorio automatico che resterà sulla Luna, 26 milioni per il minisatellite artificiale che verrà lanciato da Mattingly, 10 milioni per il Rover, il resto per le varie operazioni. Complessivamente, il programma Apollo costerà 24 miliardi di dollari, il bilancio di due grossi Stati europei. Afflitta dalla crisi vietnamita, da quelle delle droghe, e da quella delle città, L'America si chiede se non sia troppo.

La riflessione, l'indifferenza, il dubbio possono sembrare effetto di un trauma. "E in verità" afferma John Kenneth Galbraith "il trauma c'è, ed è triplice". L'America ha scoperto che la conquista della Luna non ha rafforzato l'industria aerospaziale - che il boom della tecnologia non ha portato l'espansione del "Research and Development" - che la scienza non ha risolto i suoi gravi problemi sociali. Dal '65 a oggi, gli stanziamenti per l'esplorazione dello spazio si sono dimezzati, quelli per la ricerca e lo sviluppo sono scesi dall'1 per cento allo 0,5 per cento del prodotto nazionale lordo, e la povertà il razzismo la sperequazione si sono aggravati. Il premio Nobel per la genetica Joshua Ledemberg denuncia "la disaffezione giovanile per la scienza". "I sentimenti antimilitaristi delle università investono lo spazio e la tecnologia" dice. "Temono che siano fine a se stessi, schiavi del Pentagono e degli interessi industriali". La contestazione è sempre più violenta.

Nixon a Baikonur?

Al tempo stesso l'America ha scoperto che l'Urss non è stata sconfitta da questo dispendio di energia e dollari. "L'Urss lancia il triplo dei nostri satelliti e astronavi all'anno" scrive il New York Times. "Il suo programma spaziale è più imponente del nostro nel periodo di grazia '65-'66" rileva un'inchiesta del Senato. Il prodotto nazionale lordo sovietico è la metà di quello americano, ma gli investimenti sono due volte tanto. L'Accademia delle scienze di Mosca pare avere anche piani più precisi e più a lunga scadenza di quelli della Nasa: insiste sulle piattaforme orbitanti terrestri, lasciando agli automatismi l'esame e lo studio della Luna e dei satelliti. In tale scelta v'è la mano dei militari: le piattaforme hanno un'importanza strategica assai superiore a quella degli Apollo. La lacuna dell'Urss sembra una sola: non possiede l'equivalente del Saturno 5, il vettore da oltre tremila tonnellate, alto 110 metri, degli Stati Uniti.

Quali, quindi, le prospettive americane? Di certo, per ora, vi sono il progetto Skylab (Laboratorio del cielo) e quello Shuttle (La navetta). Il primo prevede per l'anno prossimo l'attivazione di un prototipo di piattaforma orbitante terrestre: equipaggi di tre astronauti vi si alterneranno per periodi di due settimane, un mese. Il secondo prevede la costruzione e il volo battesimale entro il '78 di un "supersonico dello spazio" capace di tornare a Terra e di trasportare 12 persone: l'aereo servirebbe ai collegamenti con le piattaforme, e costerebbe 5 miliardi di dollari.

Ma vi sono anche segni che l'America intende colmare rapidamente il vuoto creato dall'abbandono della Luna a partire da gennaio venturo con una duplice azione di più vasta portata: il rilancio cioè e insieme la definizione del ruolo della tecnologia, e la collaborazione spaziale con l'Urss. Poche settimane fa, Nixon ha lanciato il "New technology opportunity program". Ha dichiarato l'ex presidente della commissione per l'energia atomica Seaborg: "Il fall out" della conquista della Luna è un monumento allo ingegno umano: ha dato al mondo i "computers", ha gettato le basi dell'ecologia, ha rivoluzionato le comunicazioni, la navigazione, la medicina. Promette ora una facile estrazione di minerali e cibo dal mare e dalla terra".  Lo stesso Nixon, nella sua visita nell'Urss alla fine di maggio, vedrà forse "la città delle stelle" e il cosmodromo di Baikonur: corre voce che proporrà l'uso comune di una piattaforma per il 1975.  (Ennio Caretto)

Sul quotidiano "La Stampa" il palinsesto televisivo di domenica 16 aprile 1972. Alle 18:40 è previsto sul canale nazionale il collegamento in diretta per il lancio di Apollo 16 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).