2012/04/22

1972/04/22: La cronaca della prima attività di Young e Duke sulla Luna su "La Stampa"


La prima e la seconda pagina del quotidiano "La Stampa" di sabato 22 aprile 1972 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

Perfetto sbarco dopo le emozioni di ieri

Sei ore di esplorazioni

tra i crateri della Luna

Il Lem si è posato vicino ad una buca profonda dieci metri - Dopo un breve riposo, il comandante Young e il pilota Duke hanno iniziato l'attività esterna - "E' meraviglioso" - Il rientro nel Pacifico anticipato di 18 ore, venerdì prossimo: si è consumato troppo carburante

Stupende immagini televisive a colori

(Dal nostro inviato speciale) New York, 21 aprile. Dopo il dramma di ieri sera in orbita intorno alla Luna, la missione dell'Apollo 16 ha vissuto oggi una giornata trionfale. John Young e Charles Duke, atterrati nella notte col modulo "Orion" a pochi metri da una buca profonda dieci metri, in una zona tormentata e impervia, stanno portando a termine la prima delle loro tre esplorazioni seleniche. Sul loro capo, a 200 chilometri d'altezza circa, Thomas Mattingly conduce contemporaneamente esperimenti nella cabina di comando "Casper". Young è sbarcato alle 11,56, le 17,56 in Italia, seguito cinque minuti più tardi da Duke. Il comandante è stato travolto dall'entusiasmo. Ha pronunciato prima la frase preparata dalla Nasa: "Eccovi, misteriose e sconosciute regioni di Descartes: l'Apollo 16 cambierà la vostra immagine". Poi ha esclamato con ammirazione: "Quale spettacolo grandioso. Sono orgoglioso di questo compito".

Neppure oggi la missione si è svolta senza intralci. Il guasto all'antenna radio del modulo riscontrato già lo scorso martedì ha impedito alla televisione di trasmettere le sequenze dello sbarco. Solo quando la "rover" o automobile lunare è stata attivata, l'America ha potuto assistere all'operosa avventura dei due astronauti. Quindi Duke ha lasciato cadere un complesso di delicati strumenti, che per fortuna non si sono rotti, e Young ha spezzato un cavo, per la cui riparazione è occorso parecchio tempo. Per ultimo, la "rover" ha rivelato una caduta di corrente in una batteria, costringendo il centro spaziale di Houston ad un'ennesima soluzione di emergenza. Ma proprio tali contrattempi hanno esaltato la preparazione e il sangue freddo dell'equipe di scienziati, tecnici e piloti dell'Apollo 16, e la perfezione delle macchine.

In meno di tre anni, dieci uomini hanno già conquistato la Luna. La missione è costata quasi mezzo miliardo di dollari, l'intero programma Apollo, che finirà il dicembre prossimo, col numero 17, quasi 24 miliardi. ma in tal modo, l'America ha aperto il capitolo del cosmo, e la scienza e la tecnologia hanno compiuto passi da gigante, a beneficio della società. Per incredibile che sia, ogni volo ha stabilito primati. L'Apollo 16, ad esempio, presenta molte novità: il primo miniosservatorio spaziale, le pietre e la polvere "più vecchie del mondo", quattro o cinque miliardi di anni, automobile e televisione perfezionati. Il comandante Young è un po' il simbolo di questi progressi ed esperienze: è il primo ad aver circumnavigato due volte la Luna (il suo debutto avvenne coll'Apollo 10 nel '69).

Conviene riassumere i turbinosi eventi dell'ultima giornata per capire quale suspense ha turbato la missione e quali ostacoli sono stati superati. Rifacciamoci alle 15 di ieri, le ventuno in Italia, mezz'ora prima dello sbarco degli astronauti sulla Luna. Il centro spaziale di Houston ordina d'improvviso a Young e Duke, che si accingono a scendere con il modulo "Orion" di aspettare "almeno un'altra orbita", ossia due ore. Che è successo? Mattingly, a bordo della cabina di comando "Casper", non riesce ad accendere il motore principale e a portarsi su una orbita superiore. Se il motore fosse bloccato, "Orion" dovrebbe riagganciarsi a "Casper" e col proprio potente motore di discesa fare ritorno a Terra. La missione verrebbe abbandonata: accadde già all'Apollo 13 nel 1970, per l'esplosione di un serbatoio di ossigeno durante il viaggio verso l'astro.

Passano le 16 e le 17, il centro spaziale di Houston sembra impotente come i tre astronauti: Le 18, le 19. E finalmente i tecnici e gli scienziati risolvono il problema. Ecco la loro spiegazione. Un'interferenza elettrica paralizzerebbe l'interruttore che regola l'accensione e l'inclinazione del motore e il sistema navigazionale primario. L'interferenza scaturirebbe dall'apparato di controllo dell'inclinazione. Isolato quello, il motore dovrebbe accendersi. Mattingly si trova dietro la Luna, fuori dal cosiddetto campo di radiovisibilità, ed è impossibile comunicare con lui. Quando riappare, con Young e Duke alle calcagna (i due navigano a meno di cento metri, pronti ad ogni emergenza) riesce facilmente a mettere in moto il motore. "Via per la Luna" dice allora Houston. E Young, sollevato e allegro: "In fretta, sono tutti orecchi".

Il computer del modulo riceve tutti i dati e le istruzioni necessari alla discesa. Alle 21,15, "Orion" incomincia ad abbassarsi. "Cinquantamila piedi" annuncia la voce del comandante. Passano sei minuti:" Trentaduemila piedi". Young conta i centimetri, osservando l'inclinazione del vascello. A cento metri circa dalla superficie selenica, si emoziona: "Montagne dappertutto, è un posto selvaggio. Vedo un piccolo ripiano, mi pare adatto all'atterraggio. Settanta metri. Ci abbassiamo. Quattro metri. Indietro un momento. Tocchiamo, tocchiamo". Sono le 21,24, il modulo ha mancato il bersaglio di pochissimo. "Siete dei tiratori scelti" si rallegra Houston. Duke, il neofita, non sta in sé dalla gioia: "Ce l'abbiamo fatta, ce l'abbiamo fatta, fantastico". Tutta l'America respira: duecento esperti in quattro città diverse, con perfetto sincronismo, hanno salvato la missione.

Per alcuni minuti, regna la confusione. Young descrive la scena dal finestrino. "Siamo sull'orlo di un piccolo cratere, profondo forse dieci metri, ancora un po' e ci cadevamo dentro. La superficie pare molto dura, non soffice come quella incontrata dagli Apollo precedenti. Vedo la montagna fumosa a nord e la montagna di pietra a sud: devono essere antichissime". A Houston si brinda con bottiglie di birra, sulla cabina di comando, in orbita intorno alla Luna, Mattingly canta. Passano quasi tre ore prima che Young e Duke, che pure sono esausti, verifichino gli strumenti di bordo e gli impianti da usare il giorno dopo. Finalmente si addormentano. A Houston si studia sul da farsi, bisogna abbreviare le esplorazioni seleniche, pur senza snaturare la missione e deludere i geologi.

Stamane, per gli astronauti sveglia verso le otto. Young e Duke stanno bene, sono riposati, la dieta di potassio ha preparato il loro cuore agli sforzi più duri. "Siete disposti a fare ancora tre esplorazioni?" chiede Houston. "Come disposti - ribatte Young - non perdiamo tempo". I due indossano gli scafandri, l'interno del modulo viene decompresso, escono per la prima "passeggiata" che durerà oltre sei ore. C'è una luce accecante, enormi sassi sono sparsi un po' dovunque. Esclama un geologo a terra: "Quello è un forziere di tesori, molto più importante delle altre località già visitate dall'uomo". Gli astronauti collocano nella posizione voluta la stazione scientifica a energia nucleare, piantano a terra la bandiera americana, preparano le cariche per gli esperimenti con gli esplosivi. Sono le 16, le 22 in Italia, quando si accingono alla prima, breve corsa sulla "rover" o automobile.

La bassa forza di gravità permette loro di spiccare balzi enormi, e si divertono come due ragazzi. Young, che è più basso di Duke, ironizza sulla frase del primo uomo sulla Luna, Armstrong: "Un piccolo passo per Duke è un passo gigantesco per me" dice. Lancia un pezzo di ferro a duecento metri.: "Record mondiale" lo complimentano da Houston. Una serie di inciampi fa ridere tutti: "Questa è una commedia degli errori degli errori". L'ilarità non intacca però l'operosità. Young e Duke rientreranno stasera nel modulo verso le 19. La loro seconda escursione, a piedi e in macchina, incomincerà alle 10,37 di domattina, le 16,37 in Italia, e l'ultima alle 10,23 di domenica. Dodici ore più tardi, quello stesso giorno, risaliranno in orbita. Ripartiranno per la Terra lunedì, e scenderanno nel Pacifico venerdì all'alba (ora italiana) con 18 ore d'anticipo: hanno consumato - ha deciso Houston - troppo carburante. (Ennio Caretto)